Gustavo Corni
Guglielmo ll
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Maremosso del 13/06/2023
Francesco Filippi -
L'Adige del 01/03/2023
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Archivio storico del 27/02/2023
Sabrina Giannone -
Il nuovo Trentino del 17/02/2023
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crushsite.it del 17/02/2023
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L'Adige del 17/02/2023
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Corriere del Ticino del 31/01/2023
Rossella Achler Mattei -
Il Piccolo del 09/01/2023
Marina Rossi -
Il Giornale di Brescia del 06/01/2023
Sergio Caroli -
Corriere del Trentino del 31/12/2022
Silvia M. C. Senette -
Il Foglio del 22/12/2022
Matteo Matzuzzi -
Focus Storia del 21/12/2022
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Il Sole 24 Ore - Domenicale del 20/11/2022
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Storia in Network del 01/11/2022
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Alto Adige del 31/10/2022
Luca Fregona -
Corriere della Sera del 24/10/2022
Paolo Mieli
Guglielmo II Hohenzollern fu imperatore di Germania e re di Prussia dal 1888 al 1918, quando di fronte alla sconfitta militare e ai sussulti rivoluzionari fu costretto ad abdicare. Durante il suo lungo regno cercò di esercitare un potere assoluto: nominava e sfiduciava cancellieri (ben sette), imponeva l’agenda politica, era il protagonista indiscusso della politica estera del Reich. L’imperatore agiva facendosi forte di una legittimazione divina del suo potere, e aveva in spregio il parlamento e i partiti politici. Durante il suo regno fu osannato e celebrato come un sovrano moderno, perfino “socialista”, capace di risolvere i grandi problemi del Reich: l’industrializzazione accelerata e i conseguenti radicali mutamenti sociali. Fu abile nel servirsi dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, in particolare la stampa e la fotografia. Ma fu anche vituperato e messo in caricatura, soprattutto all’estero. Nel corso della guerra fu oggetto di durissime critiche da parte dell’Intesa, che lo considerava l’incarnazione del militarismo e autoritarismo prussiano. Critiche che si accentuarono nel dopoguerra, quando gli fu attribuita la responsabilità dello scatenamento del conflitto. Visse per quasi ventitré anni in un grigio esilio nei Paesi Bassi, messo ai margini della storia, incapace di fare i conti con le proprie responsabilità, tenacemente abbarbicato al sogno di sovvertire le istituzioni repubblicane e di essere riportato sul trono da Hitler.
Il libro ripercorre tutte le fasi della sua vita, parallela a uno dei momenti più critici della civiltà occidentale: dai trionfi del colonialismo e dell’industria, all’abisso della Grande guerra. Dall’infanzia, contrassegnata da problemi fisici e da un conflitto mai risolto con i genitori, al lungo e scintillante regno, alla repentina scomparsa dalla scena proprio negli anni di guerra, al lungo e malinconico tramonto nell’esilio. Le vicende private e individuali dell’uomo, segnato da un carattere scostante e arrogante, all’apparenza brillante ma umanamente arido, sono analizzati in stretto intreccio con i contesti in cui si snoda la sua lunga vita: l’ascesa della Prussia, l’unificazione del Reich, la guerra mondiale, la svolta repubblicana e infine l’irresistibile trionfo del nazionalsocialismo.
Gustavo Corni è stato docente di storia contemporanea all’Università di Trento. È membro dell’International Research Training Group “Political Communication” presso l’Università di Francoforte e dell’International Academic Advisory Board dell’Istituto Wiesenthal di Vienna per gli studi sull’Olocausto (VWI). Tra le sue pubblicazioni più recenti ricordiamo Fascismo: condanne e revisioni (con una presentazione di Alessandro Barbero Salerno Editrice, 2011), Raccontare la guerra: la memoria organizzata (Bruno Mondadori, 2012), Breve storia del nazismo: 1920-1945 (Il Mulino, 2015), Weimar: la Germania dal 1918 al 1933 (Carocci, 2020).