AA.VV.

Poesie d’amore dei trovatori

24,00

Paradosso della poesia dei trovatori: lingua morta di una civiltà sparita da secoli – morta mentre la sua vita esplodeva (morta per troppa vita) – oggi patrimonio di pochi specialisti, eppure radice inconscia di tanta parte del nostro linguaggio (non solo poetico), e di alcune nostre abitudini irriflesse. Così ancora oggi, pur affondando nel buio le radici, gli atti della nostra borghese cavalleria, i nostri pur modesti corteggiamenti, le nostre affabili cortesie mimate ed esteriori – aprire le porte alle signore, regalare loro versi d’amore; e il loro farsi pregare, il concedere un cenno – ripetono stilizzate intenzioni, parole e norme stabilite per la prima volta da poeti, da chierici, da uomini d’arme del Mezzodì francese, impegnati in sforzo comune a dare forma alla propria vita sociale – nel nome dell’amore, metafora universale di tutti i rapporti umani. Non c’è dubbio che il grande modello della cortesia, le forme e i codici concettuali elaborati all’interno della poesia trobadorica, abbiano segnato profondamente gran parte della tradizione lirica occidentale: senza i trovatori, la poesia d’amore europea, anzi tutta la moderna lirica d’arte, avrebbe mostrato un altro volto.